San Francesco, i doni del Testamento

San Francesco, i doni del Testamento

Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo». Poco prima della sua morte, che sarebbe avvenuta la sera del 3 ottobre del 1226, Francesco d’Assisi dettò a uno dei frati che l’assistevano un suo «Testamentum»: una descrizione per punti di tutte le grazie che egli riteneva di aver ricevuto nel corso della sua vita dal Signore. Sarà ispirata proprio ai passaggi di questo scritto la mostra «Io, Frate Francesco. 800 anni di una grande avventura», che si potrà visitare durante la 46ª edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, in programma a Rimini dal 22 al 27 agosto con un titolotema («Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi») tratto da una lirica di Thomas Stearns Eliot, (il calendario completo dell’iniziativa è pubblicato sul sito meetingrimini.org). L’allestimento su Francesco, concepito come un cammino esperienziale, comprenderà – in prestito dal museo assisiate della Porziuncola– la celebre immagine del santo dipinta alla fine del XIII secolo da Giovanni Cimabue, oltre a un’opera di un artista contemporaneo di fama internazionale, il frate minore brasiliano Sidival Fila. Domani alle 16.30 ad Assisi, presso la Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli, l’esposizione verrà presentata in anteprima, in un incontro aperto al pubblico: prenderanno la parola, tra gli altri, il Cardinale Pierbattista Pizzaballa – originario di Cologno al Serio e dal 2020 Patriarca di Gerusalemme dei Latini , il presidente della Fondazione del Meeting Bernhard Scholz e frate Francesco Piloni, ministro provinciale dei Frati minori per l’Umbria e la Sardegna; in apertura, porteranno un loro saluto la presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, e Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale per la celebrazione dell’ottavo centenario per la celebrazione della morte di San Francesco d’Assisi (sanfrancesco800.cultura.gov.it). «Per la prima volta – spiega frate Piloni , un’esposizione curata dalla nostra “Provincia Serafica” verrà ospitata dagli amici di Comunione e Liberazione all’interno della rassegna riminese. La mostra si colloca nella cornice di due centenari francescani: l’ottavo della composizione del “Cantico delle creature”, che cade quest’anno, e l’ottavo della morte – noi preferiamo dire “la Pasqua” del fondatore del nostro ordine. Questa seconda ricorrenza sarà nel 2026».

Sempre per quanto riguarda la mostra al Meeting di Rimini: come l’avete pensata? «Non solo come un evento dal preciso valore culturale ed estetico, tenuto conto delle opere d’arte che vi saranno esposte, ma come un “racconto immersivo”, in cui il visitatore è coinvolto nella vicenda biografica di Francesco da una particolare prospettiva, attraverso il suo “Testamento”».

Normalmente, si fa testamento per ripartire i propri beni tra gli eredi. «In questo caso, invece, Francesco parla di sé come destinatario di un’eredità, di una serie di doni che gli sono stati fatti. Lo stesso Francesco si sente in dovere di trasmettere anche ad altri – e dunque anche a noi, oggi – quanto ha ricevuto dal Signore. Nel “Testamento”, si ripete la formula “Il Signore mi donò”. Noi vorremmo per così dire riattualizzare il senso di questi doni, attraverso una serie di parole chiave, mostrando perché riguardino potenzialmente anche gli uomini e le donne del nostro tempo. Il visitatore della mostra potrà così fare esperienza di un lascito spirituale che, a distanza di 800 anni, rimane ben vivo».

Ci può portare un esempio delle parole chiave su cui si articolerà la mostra? «Il punto di partenza è dato dall’invocazione che il giovane Francesco rivolge a Dio nella chiesa di San Damiano, davanti a un antico crocifisso bizantino: “Illumina le tenebre del cuore mio”. Spesso si pensa a Francesco come al santo della letizia, capace di stabilire relazioni positive, fraterne con chiunque; e tuttavia, egli aveva sperimentato nella propria interiorità il buio del non senso, della difficoltà a rispondere a domande che nessun uomo peraltro può eludere».

Non dovremmo vergognarci, dunque, di sperimentare pure noi queste tenebre? «Per nulla. La questione semmai verte sulla destinazione che possiamo dare alla nostra oscurità interiore: a chi possiamo affidarla? Mi pare anche notevole che, pregando il Crocifisso di San Damiano, Francesco gli chieda appunto di “illuminare” le sue tenebre, non di dissiparle totalmente, di eliminarle. Probabilmente tutti noi, uomini del XXI secolo, avremmo formulato così la nostra richiesta. Eppure, la fede non viene a cancellare l’inquietudine interiore degli esseri umani, non mette termine, con delle risposte nette e definitive, a tutti i nostri interrogativi». Anche il poeta e scrittore Davide Rondoni sottolinea come la mostra riminese colleghi idealmente due ottavi centenari, «quello della redazione del “Cantico delle creature” e quello della morte di Francesco. Il suo santo“Cantico” è un inno di lode all’Altissimo, che viene ringraziato anche per “sora nostra morte corporale”».

Quali altre iniziative sono state programmate per l’anno a venire dal comitato che lei presiede? «Il comitato sta approntando un ricco calendario di iniziative e azioni che prenderanno forma dal 2026 e che sono pensate per avere un impatto duraturo. Tra queste: la valorizzazione della biblioteca del Sacro Convento di Assisi, la pubblicazione delle nuove fonti francescane, la realizzazione da parte di grandi scultori di dieci nuove statue che saranno collocate in diversi luoghi d’Italia (e non solo), l’intitolazione di un ponte a Roma a San Francesco, iniziative diffuse in cinquanta Paesi del mondo e azioni di solidarietà per portare sollievo in contesti particolarmente difficili. Inoltre, il Comitato sostiene e patrocina una serie di attività che si svolgono nelle carceri, nelle città e nei ministeri, secondo le competenze di ciascuno. Personalmente, come già avevo detto lo scorso anno, auspico che il 4 ottobre – festa liturgica di San Francesco d’Assisi patrono d’Italia possa tornare a essere festa nazionale».

Frate Piloni rimarca l’attualità del «Testamento» di Francesco, a otto secoli di distanza. «Oltre a quello scritto vertiginoso e potente da lui dettato in prossimità della morte, credo che il vero testamento di Francesco — o meglio, il suo testamento vivente — siano gli amici, i frati, le persone che ancora oggi guardano a lui. Tutto questo movimento di popolo trova in Francesco ispirazione, consolazione e provocazione. Francesco era un cristiano: il suo lascito fondamentale è una testimonianza di fede».

Fonte: L’Eco di Bergamo – Sabato 26 Luglio 2025

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