San Francesco, rinnovatore di vita per il Vecchio Continente
Discorso pronunciato ad Assisi dal Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Alfredo Mantovano in occasione delle cerimonia dell’olio per la lampada di san Francesco.
Questa celebrazione si svolge a poche ore dalla tragedia di Mestre. A nome della Presidente del Consiglio e dell’intero Governo, confermo il profondo cordoglio per le tante vite stroncate, la partecipazione al dolore dei familiari, la vicinanza ai feriti e alla comunità veneta, e l’impegno perché le cause dell’incidente vengano accertate. La nostra preghiera oggi è andata anche in questa direzione.
Perché S. Francesco d’Assisi è Patrono d’Italia?
È più che normale che nessuno si domandi per quali ragioni la santità del poverello di Assisi fu riconosciuta a pochi anni dalla sua morte: era conclamata! Ma noi qui oggi, dopo la celebrazione della S. Messa, ci ritroviamo per una importante cerimonia, che è anche civile, con istituzioni centrali, come il Governo che ho l’onore di rappresentare, regionali – la Valle d’Aosta, a nome di tutte le regioni italiane -, territoriali, in primis il Comune che a Francesco ha dato i natali. Torno a formulare la domanda: perché il titolo di Patrono d’Italia è stato conferito a un Santo – come Francesco – che non ha avuto ruoli politici, e che anzi è agli antipodi dell’esercizio di qualsiasi potere?
Azzardo una risposta ricorrendo a un altro Grande della nostra Nazione, Dante Alighieri. Il quale, per designare la figura di San Francesco, adopera il termine Oriente, e indica che la luce viene da lì. In un’epoca – la nostra – che contrappone Oriente e Occidente per motivi economici e di potere, Francesco è figlio autentico di quella cultura europea che ha generato, grazie anche ad altre grandi esperienze monastiche, la civiltà occidentale in tutti i suoi aspetti, inclusi quelli economici e scientifici; e per questo ci invita a considerare Oriente e Occidente non come avversari, ma come compagni di strada.
Venti anni fa, quando l’Europa affrontava la sfida di darsi un’unica Costituzione, S. Giovanni Paolo II raccomandava l’inserimento al suo interno delle radici cristiane non quale fatto estetico, ma quale riconoscimento del proprio elemento fondante. Quella sfida fallì perché l’Europa rifiutò di riconoscere il solo proprio elemento unificante, da Lisbona a Bucarest, oserei dire da Lisbona a S Pietroburgo. E se oggi, a distanza di 80 anni dal Secondo conflitto mondiale, la guerra è tornata in modo così tragico terra europea è – insieme con altre concause – anche per aver rifiutato la forma e la sostanza di quell’elemento unificante. Nel 2024 l’Italia ha scelto una delle aree più orientale d’Italia, in Puglia, per ospitare i grandi del mondo uniti nel G7, proprio a sottolineare l’apertura dell’Occidente all’Oriente, nel solco dell’insegnamento di San Francesco.
Nel 2026 cadrà l’ottavo centenario della morte di S. Francesco. Il Comitato istituito dal Governo, e presieduto da Davide Rondoni, è già al lavoro perché questa occasione lasci segni duraturi e apra nuove strade per avvicinarsi, in Italia e nel mondo, verso il nostro Patrono.
I centenari sono tanti: in questo 2023 cade il primo centenario della pubblicazione del capolavoro di T.S. Eliot, La Terra desolata. Scrive Eliot che se seghi il ramo non sperare di godere ancora dei suoi frutti. La nostra terra è desolata, non dà frutti, è arida, proprio perché sono state estirpate le radici.
Per questo la figura di S. Francesco è centrale oggi, come lo è stata otto secoli fa: se perdiamo di vista San Francesco non cancelliamo solo un esempio di vita e di fede; cancelliamo il motivo dell’originalità italiana, la nostra fisionomia e il nostro contributo nel mondo. Lo ricordava Pio XII nel 1939, quando elevava la preghiera per l’Italia, ricordando i Copatroni della nostra Nazione: «Sono due fulgidissime glorie d’Italia, Caterina e Francesco; in essi, ancor più che nelle virtù cavalleresche, nelle arti, nelle lettere e nelle scienze, trionfa il nome italiano. Seppero stringere in un amore i fratelli e Dio, e non mai disgiungere il servire a Dio dal servire i fratelli».
Nel Cantico delle creature il “cum” lega Creature e Creatore: Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature. È un “cum” che va contro ogni dualismo, contro ogni idea secondo la quale per amare Dio occorra disprezzare qualcosa nel mondo, specie ciò che è debole e piccolo, contro l’adorazione di strani Dei che, nell’antichità come oggi, fanno disprezzare il debole e il malato.
In vista del prossimo centenario, San Francesco va individuato come un rinnovatore di vita per il vecchio Continente, e una speranza per chi ne incontrerà la figura in ogni angolo del mondo. Il Governo italiano, d’intesa col comitato e con tutte le amministrazioni interessate, per quanto di sua competenza, farà quanto possibile perché questa speranza si manifesti.
(fonte www.tempi.it)