La scrittura del testo – comunemente riconosciuto come prima opera letterario in lingua italiana – è avvenuta nel 1225, mentre egli si trova in una capanna presso il monastero di San Damiano, dove oramai vivono stabilmente Chiara e le altre povere dame. Francesco è ormai quasi del tutto cieco, provato da malattie e sofferenze di diverso genere. Dopo una notte insonne, tormentato dai topi, celebra con un lirismo tutto speciale Dio, creatore e fonte di ogni bene, in tutte le sue creature e a questo scopo compone una laude in suo onore. I frati prenderanno l’abitudine di cantarla e insegnarla alla gente quando si recano nei borghi e nei mercati per la loro missione di predicazione e di invito alla conversione dei peccatori. A questo testo iniziale frate Francesco aggiungerà poi la strofa del perdono, scritta per favorire e celebrare la riconciliazione che – per mezzo suo – si era avuta tra il Vescovo e il Podestà di Assisi, e quella di “sora nostra morte corporale, da la quale null homo vivente pò scappare”.